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La nuova frontiera del riconoscimento accademico: quando la formazione “non ufficiale” diventa pienamente legittima

5 Dicembre 2025 di Redazione


L’Europa del riconoscimento: quando le porte si aprono anche a qualifiche rilasciate da istituzioni non riconosciute ma autentiche e di qualità.

Quando nel 1997 il e Manuale EAR (European Area of Recognition), sviluppato dalle reti ENIC-NARIC con il sostegno dell’Unione Europea. Questo documento tecnico traduce in istruzioni operative i principi della Convenzione di Lisbona, fornendo ai valutatori di credenziali — i cosiddetti credential evaluators — linee guida comuni per garantire uniformità e trasparenza nelle decisioni di riconoscimento.

Il Manuale è stato aggiornato nel 2023 e, nel maggio 2024, la sua revisione è stata approvata dai ministri europei dell’Istruzione nella Conferenza di Tirana, che ha celebrato i 25 anni del Processo di Bologna. La nuova edizione non si limita a consolidare le pratiche di riconoscimento automatico: introduce anche un approccio più aperto verso forme di istruzione non tradizionali, comprese quelle erogate da istituzioni non ufficialmente riconosciute, ma ritenute legittime nella loro offerta educativa.

Il Manuale EAR: il codice europeo del riconoscimento equo

Il Manuale EAR è oggi considerato il “codice tecnico” del riconoscimento accademico europeo. Si basa su un principio cardine, tanto semplice quanto rivoluzionario: “Le qualifiche estere devono essere riconosciute, a meno che non si dimostri l’esistenza di differenze sostanziali.”

In altre parole, non spetta al candidato dimostrare che il proprio titolo è valido, ma all’autorità ricevente provare che non lo è. Questo rovesciamento di prospettiva ha trasformato il modo in cui le università e gli organismi di riconoscimento valutano i titoli stranieri, favorendo la mobilità accademica e la fiducia reciproca tra istituzioni.

Il Manuale, aggiornato nel tempo, definisce con chiarezza i cinque elementi fondamentali di una qualifica: qualità dell’istituzione, livello formativo, carico di lavoro (ECTS), profilo del corso e risultati di apprendimento. È su questi parametri — e non sul mero status legale del soggetto erogatore — che deve basarsi la valutazione. Nell’ambito della formazione dei docenti, e nella fattispecie di quelli specializzati al Sostegno didattico, il Manuale EAR è ad esempio alla base dei Percorsi INDIRE introdotti dal Decreto Legge n. 71, i quali – come è riscontrabile consultando il sito stesso di INDIRE, sono stati approvato facendo appunto riferimento al Manuale Ear. Sarebbe auspicabile che diventi legge l’obbligo di valutare un titolo estero secondo il Manuale Ear.

Quando “non ufficiale” non significa “illegittimo”

Uno dei capitoli più innovativi del Manuale EAR è il Paragrafo 16, dedicato alle istituzioni non riconosciute ma legittime. Si tratta di enti che, pur non essendo formalmente accreditati dalle autorità educative nazionali, offrono programmi di studio autentici e comparabili a quelli delle università ufficiali.

Secondo il Manuale, “è importante non scartare automaticamente le istituzioni non riconosciute, ma stabilire se siano fornitori legittimi”. Una raccomandazione che, di fatto, apre una nuova prospettiva nel panorama del diritto europeo dell’istruzione.

Il documento distingue due grandi categorie:

  • Istituzioni escluse o indipendenti dal sistema ufficiale – comprendono accademie militari, seminari religiosi, enti governativi o centri di formazione per adulti. Queste strutture possono offrire programmi di alto livello, pur operando al di fuori del perimetro statale.
  • Fornitori di istruzione terziaria sotto gli standard di accreditamento, che tuttavia erogano corsi autentici e di qualità. Spesso compaiono negli elenchi nazionali di “istituzioni non accreditate”, ma ciò non ne invalida automaticamente l’offerta formativa.

L’idea di fondo è che la legittimità non si esaurisca nel riconoscimento formale. In molti Paesi, spiega il Manuale, i sistemi di accreditamento sono parziali o ancora in sviluppo, e alcune agenzie non coprono tutti i tipi di istituzioni o programmi. Tuttavia, ciò non impedisce a tali enti di rilasciare titoli valori riconosciuti professionalmente o accettati da istituzioni accademiche.

Riconoscere senza abbassare la guardia

Il Manuale EAR non invita a riconoscere “tutto e tutti”. Al contrario, promuove un approccio metodico, basato su indagini, verifiche e analisi qualitative. Le raccomandazioni operative sono chiare:

  • – Condurre ricerche approfondite sulla legittimità dell’istituzione e della qualifica.
  • – Valutare misurazioni di qualità da parte di terzi.
  • – Richiedere al candidato informazioni aggiuntive e documentazione di supporto.
  • – Consultare le autorità nazionali di garanzia della qualità per raccogliere dati ufficiali.
  • – Archiviare le decisioni prese per garantire coerenza nelle valutazioni future.

In alcuni casi, la procedura può portare a un riconoscimento parziale o informativo. Ad esempio, un diploma rilasciato da una scuola di polizia non integrata nel sistema universitario può non ottenere l’equipollenza formale, ma ricevere una dichiarazione descrittiva utile ai fini lavorativi o accademici. È un modo per non escludere chi ha realmente studiato, solo perché ha scelto — o dovuto scegliere — percorsi alternativi.

L’Europa della formazione non ufficiale.

L’apertura verso le istituzioni non riconosciute ma legittime riflette un cambiamento culturale profondo nel diritto europeo dell’istruzione. Nel contesto di una società in rapida trasformazione — dove corsi online, micro-credential e programmi internazionali si moltiplicano — il concetto stesso di “riconoscimento” non può più coincidere con quello di “accreditamento”.

L’EHEA, infatti, mira entro il 2030 a realizzare un riconoscimento automatico delle qualifiche in tutti i paesi aderenti. Ma perché ciò avvenga, è necessario accettare che la qualità dell’apprendimento possa emergere anche al di fuori delle istituzioni ufficiali. Questo approccio è già visibile in alcuni sistemi nazionali. In Italia, per esempio, il CIMEA, centro ENIC-NARIC nazionale, rilascia attestati di comparabilità che descrivono il livello di un titolo straniero, anche quando non perfettamente equiparabile a una laurea italiana. Uno strumento che consente un riconoscimento funzionale, non solo formale.

Un equilibrio tra fiducia e controllo

L’inclusione delle istituzioni non ufficiali nel perimetro del riconoscimento non significa abbassare gli standard, ma estendere la fiducia regolata. Il Manuale EAR, nella sua filosofia, cerca di conciliare due principi:

  • 1. Tutela della qualità e della trasparenza, contro frodi e “diploma mills”.
  • 2. Equità e apertura, per garantire a ogni cittadino europeo il diritto a una valutazione equa della propria formazione.

L’elemento decisivo è la proporzionalità: valutare ciò che una qualifica rappresenta realmente, piuttosto che chi l’ha emessa. In un sistema basato su risultati di apprendimento, non conta solo “dove” si è studiato, ma che cosa si è imparato e cosa si sa fare.

Dalla norma alla cultura del riconoscimento

Il Manuale EAR non è un documento vincolante, ma un insieme di raccomandazioni condivise. Eppure, nel tempo, è diventato un vero e proprio standard di riferimento europeo, tradotto in numerose lingue e adottato come base per la formazione dei valutatori di credenziali. Ha ispirato anche la Convenzione Globale sul Riconoscimento dell’UNESCO (2019), ampliando a livello mondiale il principio di fair recognition. La sua forza sta nell’aver trasformato una procedura amministrativa in una visione culturale: quella di un’Europa della conoscenza aperta, che valuta le persone più delle carte.

Oltre la forma, il valore della sostanza

Nel dibattito sul riconoscimento accademico, l’idea che “solo le istituzioni ufficiali contano” sta lentamente cedendo il passo a una prospettiva più inclusiva. Il Manuale EAR, con il suo Paragrafo 16, sancisce un principio di civiltà accademica: la legittimità educativa non si misura solo nei registri ministeriali, ma nella qualità dei programmi, nella coerenza dei risultati e nell’impatto reale delle qualifiche sulla vita delle persone.

In un’epoca in cui le competenze cambiano più rapidamente delle leggi, questo approccio appare non solo giusto, ma necessario. Perché l’Europa dell’istruzione, nata per abbattere frontiere, non può fermarsi davanti a un timbro.

Il futuro del riconoscimento non è nel sospetto, ma nella fiducia informata. L’Europa lo ha capito, e con il Manuale EAR ne sta scrivendo la grammatica.

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